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SULLE TRACCE DI SLAVC E GIULIETTA

16 Settembre 2018 - L'Autunno degli Animali e dei Colori
SULLE TRACCE DI SLAVC E GIULIETTA

Alcuni anni fa, precisamente nel 2012, quando un lupo maschio di origini dinariche, battezzato col nome di Slavc, ha iniziato a percorrere migliaia di chilometri, dalla Slovenia fino alla Lessinia, ho incominciato a seguire e ad appassionarmi alla storia della ricolonizzazione dei nostri territori da parte di questi straordinari animali. Non potevo non subirne il fascino. Partecipare ad un campo di studio organizzato dall’Associazione Io Non Ho Paura Del Lupo, associazione che si occupa di tematiche inerenti a questi predatori e che collabora con importanti progetti, uno tra tutti LifeWolfAlps, è un altro dei tasselli della mia formazione come Guida Naturalistico Ambientale Escursionistica.

Non voglio però scrivere un articolo scientifico sul lupo e nemmeno riscrivere la storia di Slavc e Giulietta, che peraltro si può trovare ben dettagliata nei siti sopra citati (magari lo farò più avanti). Qui voglio condividere alcune riflessioni scaturite dalla partecipazione al campo.

Uno dei temi caldi è ovviamente quello dell’impatto di questo predatore sulle attività umane di allevamento e pastorizia. E’ innegabile che il ritorno sui nostri territori non sia stato indolore, ed è altrettanto innegabile che una soluzione per una convivenza pacifica debba essere trovata. Ed anche tra gli allevatori e i pastori le opinioni e soprattutto le esperienze sono molto diverse. Emblematica l’esperienza che un giovane pastore ci ha riportato in questo we di formazione. Esperienza in cui non c’è nessuno spazio per le polemiche sulla possibile caccia al lupo. Il lupo c’è e la sua presenza è sintomo di una natura che sta “guarendo” riprendendosi i suoi spazi. Sta a chi lavora in montagna reimparare a farlo convivendo con un “problema” da risolvere. Come? Con i recinti, i cani da guardiania e quelli da conduzione che lavorano in sinergia e la presenza costante del pastore. Questo il sunto del suo intervento. Molti ancora però non accettano e le pressioni sono molto forti e ci vorrà tempo. A mio avviso le nuove generazioni stanno lavorando per una convivenza possibile e credo sia estremamente importante far conoscere queste esperienze che in questo momento sembrano fuori dal coro.

Durante questo campo ho camminato nel “suo” territorio. L’impronta della foto di copertina, va detto, è compatibile con un ‘impronta di lupo, ma per poterlo dire con esattezza ci sarebbe bisogno almeno di una pista con diverse impronte. Perchè un lupo lo si riconosce da come cammina e non da una singola impronta (va avanti dritto, ha sempre ben chiara la sua meta). Ma mi piace pensare che lo sia, e che sia proprio un’impronta di Slavc o magari della sua compagna, Giulietta. Mi piace pensare di aver camminato vicino a loro percependone e “annusandone” la presenza con la loro stessa capacità di annusare la mia.

 

Ma non è così, loro sono infinitamente più bravi e a nulla è valso appostarsi all’alba, sotto le sferzate del vento gelido per poterli vedere. Magari erano lì, ma avevano deciso di non mostrarsi. Sono convinta che un lupo si mostra solo quando vuole, come quella volta che mi ha attraversato la strada vicino a Cima Grappa. Uno sguardo fugace e via, meraviglia!

     

Francesco Romito dell’Associazione Io Non Ho Paura Del Lupo scrive:

“Partecipare ai nostri campi didattici non significa venire ad “adorare” il lupo a discapito del resto.

Partecipare ai nostri campi significa comprendere il predatore, conoscere il suo mondo e chi lo studia, incontrare i pastori, approfondire le problematiche, la convivenza e i sacrifici di ognuno, perchè la nostra didattica vuole far tornare tutti a casa con una opinione equilibrata, reale e personale di quello che il lupo è nella realtà di oggi.”

Oltre che con questo io sono tornata a casa con una riflessione della quale cercherò di far tesoro:

Sono entrata nel territorio di Slavc e Giulietta e del loro branco. Ho sentito di dover chiedere permesso perchè ero io l’intrusa. E conoscendoli da vicino ho compreso che questo lupo dalle doti fisiche e caratteriali straordinarie non poteva che essere destinato a percorrere migliaia di chilometri per incontrare una compagna e madre degna di condividere con lui un grande compito: quello di riportare la loro stirpe in territori da dove li avevamo scacciati e sterminati da secoli.

Chi siamo noi piccoli uomini per volerli di nuovo scacciare? Non è che forse dobbiamo imparare qualcosa?